sabato 16 aprile 2011

Racconto sugli esordi di Lavezzi in Italia

Massimiliano Zurawski, detto Maxi, 27 anni compiuti a febbraio e la fascia di capitano dell'Arocena sul braccio sinistro, conosce Lavezzi sin dai tempi in cui l'inchiostro non ne aveva intriso la pelle, i tatuaggi erano appena due e per la gente era più che altro Ivàn, la barba era una peluria accennata sul viso e in pochi, pochissimi lo chiamavano Pocho.
L'idolo di Napoli venne in Italia per un provino quando aveva 17 anni, ma dovette andar via. La storia di un'amicizia e di due carriere parallele. Il Pocho di Napoli e della Seleccion non era ancora esploso, e la vita era più che altro una galleria di sacrifici, sogni e pizze divorate nel bel mezzo della notte di Fermo: «Nel 2002 io ed Ezequiel siamo venuti in Italia: provammo per la Fermana, il Pescara e la Ternana, ma alla fine per una questione burocratica rientrammo in Argentina.
A Rosario». Dove il destino li divise. E qui cominciò la saga del Pocho. E allora, la storia di un'amicizia e di due carriere parallele. Nate insieme, separate ma legate dal filo dei ricordi.



Il Mattino


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